L’amore per il sapere ed essere donna all’epoca di Isabella non erano due cose conciliabili. “Isabella e Lorenzo” è la storia di una ragazza vissuta nel 1300 che riuscì a sconvolgere ogni equilibrio, infrangendo regole e cuori.
di Francesca Bonazzi
Capitolo 7
Responsabilità
Dalle lezioni del professor Orsini avevo imparato molto sull’amore, sulla morale e sulla bellezza della vita. Com’è che ora mi trovavo sola, senza nessuno che mi amasse ed ero profondamente devastata dal senso di colpa?
Era passato molto tempo da “quell’incontro” con Leonardo, dove gli avevo confessato la mia doppia identità. Da allora non mi parlava più. Passava il suo tempo con Carlo e la sua compagnia. Mi evitavano tutti. Come era possibile che non avesse confessato nulla? Perché? Forse era per affetto nei miei confronti o per pena?
Se non aveva confessato nulla come mai mi sembravano tutti giudicanti? Ogni giorno che passava mi sempre peggio. L’ansia che da un momento all’altro tutto potesse finire mi invadeva. Ero in equilibrio su un filo e prima o poi sarei caduta.
Un giorno, come gli altri, mi recai a lezione del professor Orsini, il suo tono di voce e la sua bontà d’animo mi rincuoravano sempre. I ragazzi non mi degnarono di uno sguardo. Lezione finita, volevo risolvere le cose, così accelerai il passo in loro direzione verso l’uscita dall’aula, ma nel mentre, Orsini mi intercettò e mi chiese di concedergli qualche istante. Non potevo negarglielo. Così lasciai perdere Leonardo per una volta, tanto era inutile rincorrere una persona che non mi voleva.
Il professore iniziò con il chiedermi come stessi. Sapeva forse qualcosa? Ero nei guai? O era semplicemente una forma di cortesia?
– “Lorenzo, tutto bene? E’ tra noi?” ripetè in tono ilare.
– “Si, mi scusi, sono un po’ sovrappensiero”
– “Effettivamente l’ho notato in questi giorni. Ho notato anche che non frequenta più i suoi soliti compagni”
– “Ha ragione, sono in un periodo molto solitario”
– “Non si preoccupi, pure a me succede. Forse ha bisogno di maggiori stimoli che frequentando locande e bettole non può trovare. E io credo di avere l’opportunità perfetta per lei…coff…coff” disse Orsini accompagnando i consigli con dei colpi di tosse”
– “Si diciamo che i miei compagni sono assidui a frequentare posti che non mi aggradano infatti non li vedo quasi mai”
Bugia, li vedevo tutte le sere.
– “Di che opportunità parla?” aggiunsi.
– “Vede, io sono tanti anni che insegno qui e ho bisogno di cambiare aria prima che sia troppo tardi…coff…coff…quindi vorrei che il mio alunno migliore prendesse il mio posto”
– “Mi lusinga così ma non credo di poter essere degno di questo ruolo”
– “Creda di più in se stesso. La prego non rifiuti l’offerta per paura. Bene ora vada pure…coff…coff”
– “Va bene ci rifletterò, buona giornata”
Sull’imbrunire vidi Carlo e Leonardo tornare in camerata, io stavo uscendo per andare alla locanda allora mi tolsi immediatamente i capelli lunghi, ma Carlo disse sghignazzando: “Inutile che ti nascondi tanto, sappiamo che che sei un poveraccio che per guadagnare si veste da donna.” “Come ci siamo ridotti”, aggiunse, continuando a farsi beffe di me. Fu il segno che Leonardo non avesse spifferato la mia vera identità.
Forse ci teneva ancora a me. Comunque fece fatica persino a guardarmi e incitò Carlo a proseguire per la loro strada.
Quella sera non vennero e io rientrai in camerata con amarezza e mi addormentai sentendo che mancava qualcosa. Ma cosa? Forse aveva ragione Orsini dovevo concentrarmi di più a nutrire la mia sete di conoscenza? La sua era un’opportunità unica dopo la laurea, ma come potevo se fossi diventata un docente a tutti gli effetti mi avrebbero sicuramente scoperta e forse anche giustiziata. Che fare?
L’indomani vidi Leonardo alle prese di un abito elegantissimo, era di un velluto blu, rosso e con decori orati. Si addiceva perfettamente al suo portamento.
– “AHI!” esclamò.
Io mi avvicinai, si era punto con uno spillo abbandonato lì dalla sarta. Gli porsi un fazzoletto di stoffa bianca con ricamate sopra le iniziali di mia madre “FC”. Mi guardò e invece di prendere il fazzoletto mi strinse la mano e disse: “Io non posso”
– “A cosa ti riferisci?”
–“Lo sai”
– “Dillo a tutti non mi importa”
– “Non mi riferivo a questo. Io non posso essere coinvolto nei tuoi affari, non posso stare con te ma non riesco a ignorare i miei sentimenti. Quindi è meglio se non ci frequentassimo più. Ora devo andare”
A sentire quelle parole mi venne istintivo tirarlo verso di me.
– “Isabella ti ho detto che non posso”
– “Isabella? Che significa?”, era Orsini.
– “Professor Orsini che ci fa qui?” fece Leonardo preoccupato.
– “Ero venuto a parlarti di suo padre…coff…coff”
– “E’ forse in ritardo per il pranzo?” chiese Leonardo.
– “Sì, ma il problema è un altro…è stato arrestato, è stato indagato per omicidio. Mi sembra però che voi abbiate ben altro da raccontare”
