“Il Sale della Terra” : il documentario sul fotografo Sebastião Salgado: un film che ripercorre una vita all’insegna di un legame simbiotico con il pianeta
La vita, le origini e il rapporto con la famiglia
Sebastião Salgado è stato uno dei più grandi fotografi documentaristi dell’epoca contemporanea. Le sue radici hanno fondamenta in Brasile, ad Aimorés, nella regione di Minas Gerais. Il suo stretto legame con “la terra” deriva proprio dalle sue origini, essendo cresciuto in una fattoria dell’entroterra brasiliano. Ciò ha influenzato profondamente poi tutta la sua vita e i suoi scatti.
Le fotografie in bianco e nero di Salgado si concentrano nel ritrarre la condizione umana, la complessità e la meraviglia della natura libera da ogni struttura. Il fotografo, prima di essere tale fu un economista, ma all’età di 29 anni decise di abbandonare tale carriera. Non fu però un taglio radicale per Sebastião, che applicò le nozioni di economia anche nel suo nuovo impiego. “Sapevo perché le persone vivano in quel modo, sapevo perché succedevano certe cose”, affermò in un’intervista nel 2021 rilasciata da LaFeltrinelli, parlando di come gli fossero tornati utili gli studi d’economia.
Salgado nella sua vita, ha dedicato alla fotografia e alla ricerca di ogni forma di civiltà umana in unione con la natura, tutto il tempo che ha avuto a disposizione. Ma ha sempre potuto contare sulla sua compagna di vita: Léila Wanick Salgado, moglie, madre di suo figlio e collaboratrice nei suoi progetti. Infatti Léila, oltre al supporto morale, fu anche una figura chiave nella carriera professionale del fotografo. La signora Wanick Salgado si occupò di curare i libri e le mostre di suo marito. E fu lei stessa a spronare il progetto “Instituto Terra”: una vera e propria riforestazione del luogo di nascita di Sebastião, proprietà ceduta dal padre come segno di accettazione e fiducia del progetto e del figlio. Il padre di Salgado, nel documentario, viene intervistato brevemente dal nipote Juliano e sembra aver accolto con positività la scelta del figlio di abbandonare economia, avendo appurato che la strada del figlio fosse quella della fotografia.
Salgado, oltre l’appoggio della moglie, ebbe anche quello del figlio, Juliano Ribeiro Salgado, una volta cresciuto. Nel documentario “Il sale della terra”, Juliano viene descritto come un’altra figura fondamentale – oltre alla madre – nella vita dell’artista, per aver incentivato anch’esso il padre nel continuare i progetti fotografici che non voleva portare a termine in quanto si sentiva avvilito per le atrocità esperite attraverso l’incontro con diverse civiltà e condizioni umane, in paticolar modo carestie africane e genocidi.
Juliano, comunque, aveva già iniziato ad apprezzare il mondo di suo padre, tanto che la sua carriera è partita da un mondo non così distante. Prima ancora che il padre entrasse in questa crisi profonda, e che Juliano lo supportasse a 360 gradi, il giovane Salgado intraprese la carriera della regia cinematografica. Juliano, infatti è il co-regista del documentario “Il Sale della Terra”, dove possiamo vedere alcune sue riprese fatte al padre durante i loro viaggi per il progetto “Genesis”, che fu proprio Juliano a proporre, suggerendo al padre, insieme alla madre Léila, di puntare il suo occhio sulla bellezza pura della natura per ritrovare la speranza e la gioia di vivere. L’idea del documentario venne proprio da quest’ultimo progetto.
“Il Sale della Terra”
“Il Sale della Terra” è un documentario del 2014 diretto da Wim Wenders, amico intimo di Salgado, e da Juliano Ribeiro Salgado. Chi di loro poteva meglio essere il regista di un film che ripercorre le avventure del fotografo brasiliano?
Salgado, dopo aver conseguito la laurea in economia, abbandona la sua terra natale e si trasferisce con la moglie Léila in Europa, dove trova un’occupazione presso l’Organizzazione internazionale del caffè. Il suo lavoro gli permette così di viaggiare il mondo ed è proprio esplorandolo che scopre la sua vera vocazione e talento: la fotografia. Nel 1973 abbandona la carriera da economista che, come abbiamo visto, non sarà stata vana, abbracciando totalmente la vita da fotografo itinerante. Fin da subito nutre grande interesse nel fare reportage in Africa.
Il film va ad esplorare i principali progetti fotografici e ci mostra come questi lavori hanno inciso sulla vita del loro autore.
Salgado dà vita a due progetti fotografici: The Other Americas (1977-1984) e Sahel: The End of the Road (1984-1985), che hanno come focus centrale la condizione umana, uno dei temi fondamentali per l’autore. Salgado può essere considerato un attivista, dato che si è sempre impegnato ed esposto nel ritrarre quella che è la realtà. In questi lavori, si portano alla luce conflitti internazionali, carestie e crisi globali, evidenziando la sofferenza umana e le migrazioni. Salgado visita delle zone del Brasile, da lui inesplorate, e ne rimane profondamente colpito. Successivamente arriva a Sahel, dove trova realtà simili a quelle brasiliane, dove era stato qualche anno prima. Prima di fermarsi a Sahel, si sposta anche in Éthiopia e nella regione del Tigray.
Salgado era una persona con un’estrema sensibilità, si lasciava trasportare dalle vite umane e le loro condizioni.

Serra Pelada (1986-1989) è un progetto di scatti iconici che documentano la moltitudine di lavoratori nella miniera d’oro a cielo aperto nella Serra Pelada in Brasile. Evidenziano condizioni lavorative estreme.

Workers: An Archeaology of the Industial Age (1986-1993), è un progetto che si focalizza sul raffiguare il lavoro manuale nell’estrazione delle risorse e l’impatto che esso ha sull’industrializzazione globale. Fotografie che offrono un’ampia prospettiva sulle condizioni lavorative in diverse regioni del mondo; mostrando il duro lavoro e il sacrificio.


Migrations; Humanity in Transition (1993-1999), invece, è un progetto che si focalizza sui movimenti di massa dovuti a carestie, guerre e pressioni economiche in oltre 35 paesi. Sono inclusi i conflitti dei Balcani e il genocidio ruandese.


Genesis (2004-2013), infine, è un progetto fotografico che ha richiesto 10 anni per essere portato a termine.

Salgado sentì l’esigenza di rappresentare la bellezza della natura incontaminata, dopo le situazioni tragiche che aveva ritratto negli anni, così nacque Genesis. Le fauna e flora si fondono con l’esistenza umana. Comunità umane con tradizioni ancestrali, che rispettano e vivono in armonia con la natura. Lavorare a questo progetto riaccese in lui una luce di speranza verso il pianeta e i suoi abitanti. Questo progetto fotografico diede la forza, a Sebatião e a Leila per l’iniziativa “Instituto Terra”, che diede una nuova vita alla regione di Minas Gerais, dove era nato il fotografo.
Autore delle fotografie e Copyright: © Sebastião SALGADO / Amazonas Images
